Guardare i bambini con gli occhi del cuore ci permette di immaginare una società in cui ,
per utilizzare una immagine di Rosenberg, ci siano più giraffe che sciacalli.
Le giraffe sono mammiferi con cuore più grosso di tutti gli altri e, essendo erbivori, non aggrediscono ma sanno ben difendersi dagli attacchi grazie al loro lungo collo che permette anche di vedere dall’alto le situazioni.
Questa metafora ci porta a considerare il cuore come lo strumento migliore per affrontare l’educazione dei bambini, per avere con loro una comunicazione che invita alla crescita in autonomia e indipendenza, che aiuta a sviluppare capacità critiche, senso di responsabilità e voglia di essere nel mondo con creatività e impronta personale.
Educare è aiutare i bambini a risvegliare pian piano le competenze che sono dentro di loro, aiutarli a fare esperienze senza caricarli del controllo che gli adulti utilizzano per placare le loro ansie e paure.
Educare col cuore e con mente lucida e aperta significa creare uno spazio libero, protetto e unico in cui ogni bambino possa essere ciò che è e vuole essere.
Roberto Assagioli ci parlava di qualità, talenti e potenzialità del bambino da sviluppare ma che rischiano di essere una musica senza note, imprigionata e senza possibilità di espressione all’interno di istituzioni scolastiche e familiari più attente all’apparire che all’essere.
Serve una Nuova Pedagogia del cuore che sappia rispettare la sacralità di ogni bambino, sviluppare quella scintilla stellare che alberga dentro di lui e aiutarlo a cogliere il riflesso del cielo nel suo cuore.
Il cuore mobilita le più nobili espressioni dell’uomo e l’atto educativo che lo ponga al suo centro, mette in contatto l’energia vitale dell’educatore e del bambino e da questo incontro nasce un terzo polo: l’atto creativo educante.
La Pedagogia che segue il ritmo del cuore può creare il giusto alveo affinché ognuno possa diventare ciò a cui è destinato e non sentirsi costretto a fare ciò che genitori o altri avrebbero tanto voluto fare ma non hanno potuto o voluto.
Le pedagogie di Maria Montessori, di R.Steiner e dei maestri che da tempo ci hanno parlano e praticato la nonviolenza già ci hanno indicato ed illuminato la via da percorrere.
Interessante la ricerca portata avanti dallo psicologo statunitense M.Rosenberg , ideatore di una nuova forma di comunicazione nonviolenta o “linguaggio della giraffa”. Pone l’attenzione sul modo di esprimere bisogni ed emozioni e quindi, su come comunichiamo con l’altro. Teorizza quindi una comunicazione di cuore e dal cuore per affrontare conflitti ed incomprensioni.
Al primo impatto sembra in contraddizione con Rosenberg ciò che propone il pedagogista Daniele Novara, un metodo per “litigare bene”.
Ma, a ben vedere, anche questo è un sistema nonviolento per risolvere conflitti fra bambini sviluppando in loro competenze per affrontare in modo non distruttivo litigi e disaccordi.
La nonviolenza è un metodo estremamente attivo e sviluppa quelle capacità di far da soli e di esistere in modo autonomo senza calpestare gli stessi sentieri di chi vuole il bambino a sua immagine e somiglianza.
Possiamo quindi dire che indicazioni teoriche ed esperienze concrete non mancano per quei genitori ed educatori che vogliono veramente educare i bambini evitando di costringerli in stanze senza ossigeno e grigie.
Iniziare ad attivare il cuore, illuminato dalla mente, come campo educativo è l’augurio migliore che possiamo fare ad ogni educatore poiché è in quel campo che possiamo mettere semi di felicità.